E’ noto che l’astrologia è nata insieme all’uomo e per secoli ha accompagnato il suo sviluppo culturale, insieme a quelle altre discipline scientifiche, da cui è stata poi relegata a ruolo minoritario e marginale nel panorama culturale ufficiale, a partire dall’epoca moderna.

In epoca contemporanea si è assistito ad una sua rivalutazione, che la propone come ulteriore chiave di lettura dell’insieme della fenomenologia umana, ricollocando l’uomo come punto centrale delle interrelazioni che collegano il nostro pianeta al nostro sistema solare ed all’intero universo. È, in fondo, una tematica che è alla base delle stesse correnti di pensiero che fanno capo alla New Age, ma è anche la stessa prospettiva in cui si posero quei nostri antenati che, agli albori della storia, si misero ad osservare i fenomeni celesti.

Il valore del mito all’interno dell’interpretazione astrologica

L’astrologia, come insieme di conoscenze e di applicazioni, si è formata insieme alle “cosmogonie”, che hanno cominciato a dare le prime interpretazioni a quel rapporto tra terra e cielo, apparso come evidente e pregnante sin dai primi uomini, che su di esso hanno impostato l’organizzazione di vita, personale e comunitaria.
L’uomo, quindi, ha cominciato ad osservare il cielo, si è accorto che vi erano delle stelle; soprattutto ha dovuto constatare che di giorno, quando c’era il Sole, poteva lavorare, di notte, quando il Sole “andava a dormire”, doveva dormire a sua volta, e compariva la Luna. Questo fu il primo evidente aggancio tra i “ritmi di vita” umani e la ciclica ritmiticità del più evidente fenomeno celeste. Non a caso, possiamo dedurne la prima grande divisione della mappa zodiacale, che si basa appunto sulla divisione dei segni astrologici in “diurni” (dal Leone al Capricorno) e “notturni” (dal Cancro all’Acquario).
I pianeti furono poi eletti a divinità, dal Sole sino a Saturno (l’ultimo dei pianeti conosciuti nell’antichità), cui era affidato un particolare dominio su determinati settori della vita umana. Guardando poi le stelle fisse, che compongono i segni zodiacali, si videro raffigurazioni di figure umanizzate, di oggetti o animali, da cui presero il nome i dodici segni, che rappresentano mesi diversi nel succedersi delle stagioni. Da un’originaria astrolatria si passò dunque all’astrologia, evolvendo da un atteggiamento contemplativo ad una volontà di interpretare l’esperienza umana sulla base di questa interdipendenza coi fenomeni celesti. Tale passaggio, con la costituzione di una disciplina astrologica, supportata già da una buona massa di dati astronomici sulle posizioni e sulle orbite dei principali elementi celesti, viene attribuita ai Caldei, anche se è solo successivamente, con il passaggio delle loro conoscenze alle popolazioni Babilonesi, dell’Egitto e del mondo greco-romano, che si costituisce la pratica delle interpretazioni individuali.
Questa ricerca della corrispondenza tra terra e cielo, tra mondo degli uomini e mondo della divinità, diviene dunque ricerca della corrispondenza tra uomo e cosmo. La lettura in chiave individualistica delle interpretazioni astrologiche diviene ancor più evidente con l’epoca di Tolomeo. Parallelamente la cultura greco-ellenistica porterà ad una rielaborazione delle stesse tradizioni cosmogoniche del vicino Medioriente, elaborando quei miti, che la psicanalisi, a partire dal secolo scorso, ha recuperato quali utili chiavi interpretative dei maccanismi di evoluzione psichica.
Mettendoci nella prospettiva di pensiero che è alla base della psicologia analitica di C.G. Jung, potremmo dire che accanto al lato luminoso della conoscenza, la percezione razionale, esiste un lato oscuro, per certi aspetti, tenebroso, che si impone all’attenzione dell’osservatore del “fenomeno umano” per la sua insopprimibile e feconda presenza. Con l’approfondita esperienza di analisi psicologica, con lo studio delle componenti oniriche della psiche, lo psicologo austriaco fondò una serie di analogie e parallelismi tra i simboli psichici ed una vasta gamma di immagini e simboli astrologici, alchemici, mitologici (cf. PSICOLOGIA E RELIGIONE, 1938). Di fatto pose le basi per credere nell’esistenza di una forma di pensiero “non-razionale” che, attraverso l’inconscio, è in grado di mettersi in contatto, mandare segnali e messaggi all’io logico-razionale, che può mettersi in grado di decifrarli.
Questa attivit&afrave; psichica dell’io a-logico è il luogo dove la perenne attualità del mito, come degli stessi simboli astrologici, può nutrire le sue radici, dove trova quegli archetipi che assurgono a guide del cammino di realizzazione individuale.

Dall’inconscio un unico modello rappresentativo

Un esempio dell’universalità dei significati dei simboli e delle figure astrologiche può venirci dallo stesso esame della ruota zodiacale, così come si presenta, nella sua duplice suddivisione tra segni “notturni”, quindi lunari, e segni “diurni”, quindi solari. E’ molto evidente ed immediato il parallelo con il simbolo cinese “Taigitu”, uno dei più antichi simboli dell’umanità (cfr. I King, Astrolabio, Roma 1950). Esso rappresenta in un’unica totalità la duplicità di luce ed oscurità, maschile e femminile, l’incontro dello “yang” e dello “yin”, e tutte le possibili coppie di contrari. Anche nella nostra cultura occidentale viene visto come un modello di rappresentazione dell’infinito, delle forme primigenie che muovono l’universo.
Nel Taigitu la metà bianca (lo yang) presenta una zona nera, mentre la nera (yin) una bianca, ad indicare che tra le due istanze modulari non vi è solo separazione e divisione, ma vi &erave; un punto di incontro in cui possono riconoscersi.
Se riprendiamo la suddivisione dei sei segni diurni (dal Leone al Capricorno), dai sei segni notturni (dal Cancro all’Acquario) vi ritroviamo una stessa interruzione, uno stesso punto di inversione tra le due aree “razionale-solare” e “arazionale-lunare”: l’Ariete, che è dalla parte dei segni lunari, appartiene invece, per la tipologia caratteriale che lo contraddistingue, ai segni diurni; lo Scorpione, che sta dalla parte dei segni solari, appartiene, per la tipologia caratteriale che lo delinea, ai segni lunari.
Si tratta di un principio sostenuto, seppur con prospettive e contenuti diversi, da tutta la psicologia contemporanea. E questo è solo un esempio di come nella ruota zodiacale siano rappresentati quei simboli che sono parte della stessa struttura psichica umana.