9 – L’ EREMITA
La solitudine. Nella forma più elevata è la Nona Sfera, il sesso. Per i grandi iniziati la prova massima è scendere nella Nona Sfera per lavorare col fuoco e l’acqua per arrivare alla seconda nascita. Scendendo nella Nona Sfera ci mettiamo in accordo con l’organismo planetario in cui viviamo. Chi scende qui, è nel fondo del suo aspetto reale: qui regna il supremo dolore. Chi voglia tagliare la testa di Medusa (l’ IO) deve scendere nella Nona Sfera. Chi voglia incarnare il Cristo deve scendere nella Nona Sfera.
Illuminazione in tutti tre i piani (Mentale, Astrale e Fisico): si possono usare i 3 piani consciamente solo durante l’ultimo periodo della vita e nelle condizioni di prosperità Karmica nel mondo fisico. Il suo manto è l’auto-conoscenza della Monade auto-affermazione nel Piano Astrale e solitudine nell’illusorio mondo fisico.Il vecchio esperto che conosce il passato a cui si ispira per preparare l’avvenire. Sa che la propria scienza è infinitesimale in confronto a ciò che egli ignora. La luce di cui dispone questo solitario, penetra, fruga e smaschera l’interno delle cose. Senza isolamento, nulla può concentrarsi e senza concentrazione non può essere esercitata alcuna azione magica. Questo sognatore può preparare avvenimenti formidabili: lavorando nell’invisibile condiziona il divenire in gestazione.
Ritiro dal mondo per riflettere sulla nostra posizione. Impariamo a diventare umili e moderati e anche ad accettare la nostra figura: queste fasi di riflessione ci portano alla nostra vera natura.
Da Chesed a Tiphereth, dalla Forma del Pensiero allo Spirito Divino

10 – LA RUOTA DELLA FORTUNA
Questa è la ruota dei secoli, la ruota della fortuna, della reincarnazione e del Karma, la terribile ruota della retribuzione. In questa ruota si racchiude tutto il segreto dell’albero della conoscenza. La luce e le tenebre, la magia bianca e nera si combattono reciprocamente. Eros e Anteros, Caino e Abele vivono dentro noi stessi in un intenso duellare fino a che, scoprendo il mistero della Sfinge, impugniamo la spada fiammeggiante, liberandoci così dalla ruota dei secoli.Cabalisticamente è il regno o centro vitale.
E’ il potere attivo dell’uomo microcosmo. Con l’idea dell’Archetipo e dei suoi influssi superiori è connessa anche l’idea della Legge. In esso influiscono tutti i principi e le correnti mentali. Questa ruota macina, prepara e assimila tutto; esalta una cosa e ne precipita un’altra, non lasciando nulla di immobile.
L’individuo è il risultato dell’opposizione al tutto di cui fa parte. La ruota del divenire fluttua sull’oceano oscuro della vita caotica. Da una parte tutte le energie benefiche e costruttive che favoriscono la crescita dell’individuo e stimolano la sua irradiazione vitale; dall’altra il complesso degli agenti di distruzione, ai quali l’essere vivente deve resistere. Al di sopra della ruota, su di una piattaforma immobile, sta saldamente piazzata una sfinge, il principio di equilibrio e di fissità che assicura la stabilità transitoria delle forme individuali.
Se la ruota è il presente che si gira costantemente nel futuro, allora il presente è l’ombelico della creazione nel quale il futuro viene generato dalla trasformazione del passato. Tutto è sottoposto ad un continuo cambiamento e attraverso l’occhio della Sfinge dobbiamo indirizzare il nostro sguardo sulle regole responsabili di questo gioco alterno. E’ la nostra disponibilità interiore di adeguarci ai cambiamenti.
L’asse Chesed Netzah: il gioco libero delle forze che soltanto grazie alla regolarità degli eterni cambiamenti rimane in equilibrio.

11-LA FORZA
Nella Cabala è conosciuto anche con il nome di Persuasione. Il numero 11 è il “coagula et solve” degli alchimisti. Luomo è unita, la donna l’atra, questo è il numero 11.
La carta enumera le condizioni necessarie perchè le forze evoluzionistiche possano venir risvegliate ed applicate:conoscenza dell’Astrale, purezza di intenzioni e fiducia in sè stessi.
L’energia suprema alla quale nessuna brutalità può resistere. L’Arcano XI non glorifica il vigore fisico dei muscoli ma l’esercizio di una potenza femminile ben più irresistibile nella sua dolcezza: ella sa che il leone (foga indisciplinata e veemenza passionale) rende benefici immensi a chi lo sa domare.
E’ la soglia della seconda decade degli Arcani Maggiori nella quale inizia il viaggio verso le proprie profondità. L’Arcano XI mostra il superamento e la domatura della nostra natura animalesca. Non si tratta di combattere o di opprimere, bensì di accettare queste forze.
Il sentiero tra Chesed e Geburah, il piacere attraverso la gioia della forza esercitata.

12 – L’APPESO L’arcano XII è l’ Apostolato: ogni lavoro ha per obiettivo l’acquisizione dell’anima. E’ anche l’alchimia sessuale: la croce dell’uomo deve legarsi con il triangolo-spirito mediante il fuoco sessuale. I 7 chakra e i 5 sensi sono le 12 facoltà. Nell’ Arcano XII si trova racchiusa tutta la scienza e la filosofia della Grande Opera.
Acquisizione dei propri diritti e volere esercitarli. Bilanciamento nei tre piani con saggezza dell’esperienza vitale. Sacrificio: atto di donazione anche a costo della propria perdita. Crocifissione sul simbolo della materia; la sua attenzione è dedicata alla terra, i suoi elementi migliori servono la Terra. Alla sommità c’è solo il punto di legamento, il fulcro. E’ il messaggero dal piano Mentale al Fisico.
Con l’Arcano XII si entra nell’iniziazione Passiva o Mistica detta anche femminile o ionica. La personalità rinuncia all’esaltazione delle proprie energie; invece di comportarsi come centro d’azione autonomo si cancella per subire docilmente le influenze esteriori. La sua rinuncia passiva lo rende disponibile a ciò che agisce su di lui. La figura ricorda il segno alchemico del compimento della Grande Opera ( + posto superiormente ad un tringolo con vertice in basso). L’Appeso è inattivo e impotente nel corpo perchè la sua Anima si è liberata per avvolgere l’organismo fisico in un’atmosfera sottile. Non è più un essere terreno poichè la realtà materiale gli sfugge.
L’Appeso è la carta della svolta che ci annuncia, innanzitutto, che siamo in difficoltà. Nella paralisi esteriore di questa tranquillità forzata, si celano sia la necessità che la possibilità di arrivare ad una visione più ampia attraverso una profonda comprensione.
Il sentiero che porta da Geburah a Hod, la via dell’ostacolo.

13 – LA MORTE La Morte in realtà è il ritorno nella matrice; la morte e la vita sono due fenomeni della stessa cosa. Non c’è nessun domani per la personalità del morto, questa ha un principio ed una fine. I valori della coscienza si trovano imbottigliati negli Io (una legione di fantasmi). Questo è ciò che continua. L’Anima non ritorna perchè l’uomo non ha ancora incarnato la sua anima; solo i valori ritornano. Tre forme umane vanno al sepolcro: 1-il cadavere fisico, 2-il corpo vitale e 3-la personalità. Quello che continua e non va al sepolcro è l’ Ego, il sè stesso, il me stesso, l’ Io, una certa somma di Io diavoli che personificano i nostri difetti psicologici. Quello che continua dopo la morte non è qualcosa di molto bello. L’unica cosa decente che esiste nel fondo di queste entità è l’ Essenza, la Psiche, il Buddhata. Questi aggregati psichici si muovono nel mondo Mentale ed Astrale.
L’ego continua nel seme dei nostri discendenti: ritorniamo incessantemente per ripetere sempre gli stessi drammi, le stesse tragedie.
La Morte estingue soltanto apparentemente le cose in un dato piano; essa in realtà trasforma i valori di quel piano. Dobbiamo morire perchè un tempo abbiamo voluto esistere. La suprema vittoria sopra la Morte arriva insieme alla spiritualizzazione dell’uomo, cioè con la cessazione del suo rincorrere le manifestazioni meteriali della vita. Il XIII arcano non ha alcun potere sulla coscienza eternamente libera.
Ciò che è cambia aspetto ma non viene mai distrutto: tutto persiste, modificandosi indefinitamente sotto l’azione del grande trasformatore, al quale gli esseri individuali debbono la loro origine. L’arcano XIII° libera le energie destinate ad entrare in nuove combinazioni vitali. Anzichè uccidere, la Morte fa rivivere, dissociando ciò che non può più vivere.Si collega al generatore attivo della Vita Universale di cui la Temperanza (XIV) simboleggia il dinamismo circolatorio, mentre il Diavolo (XV) ne rappresenta l’accumulazione statica. Saper morire è quindi il grande segreto dell’iniziato.
La Morte significa congedo e fine ed è il presupposto per il nuovo e ciò che deve venire. Si è arrivati alla fine di un processo evolutivo e si deve rinunciare alla vecchia concezione del mondo o alla vecchia identità. Il XIII° arcano è la capacità di lasciar andare perchè il vecchio si possa trasformare nel terreno fertile per ciò che deve venire.
L’asse Tiphereth – Netzah: la via della dissoluzione delle cose.

14 – LA TEMPERANZA
Il XIV arcano mescola l’elisir rosso (l’uomo) con il bianco (donna) ottenendo da questa miscela l’Elisir di lunga vita. Quello della donna emana dalla Luna, quello dell’uomo dal Sole. Il sesso è il centro più importante e più rapido dell’essere umano.
La comprensione di come armonizzare ermeticamente gli elementi attivo e passivo, filtrati dalla personalità umana. Il fine dell’armonizzazione dell’aura è di livellare tutte le manifestazioni della nostra capacità di ricevere e creare il perfetto mondo interiore nel cuore dell’individualità Androgine. Il XIV arcano è la legge dell’equilibrio universale, l’idea della Pace finale, perenne, che è il substrato di tutti i movimenti ed i cambiamenti.
Anzichè sopprimere la vita, la Morte la ringiovanisce perpetuamente; dissolve il contenente per liberare il contenuto. Il XIV arcano travasa incessantemente questo liquido (il contenuto) da un recipiente perituro ad un altro, senza che ne vada mai perduta una goccia. L’Angelo della Vita (la Temperanza) versa perennemente il liquido da un’urna d’Argento ad un’urna d’Oro. Le urne non corrispondono ai grossolani involucri corporei, alludono invece alla duplice atmosfera psichica di cui l’organismo materiale è solo la zavorra terrena. Oro: solare, attivo, coscienza, ragione. Argento: lunare, passivo, sensitivo. E’ l’alta misura di equilibrio, la giusta miscela. Armonia, tranquillità e pace dell’anima sono le sue caratteristiche. L’Arcano XIV ci invita ad attivare dei lati finora non vissuti introducendo volutamente i contrasti per ampliare così lo spettro interno di una nuova prospettiva.
Il sentiero che porta da Jesod a Thiphereth: l’operazione alchemica sale come un raggio di luce dal calderone di Jesod allargandosi in un fiore dei colori dell’arcobaleno in Jesod.

15 – IL DIAVOLO
La passione; il Mistero del Baphomet è l’alchimia sessuale a base di comprensione e trasmutazione delle energie creatrici. L’Arcano XV è l’ Androgino Divino che torna a risplendere dopo la morte dell’Io (XIII) e la successiva castità (XIV). Sappiamo che oltre il corpo, gli affetti e la mente c’è il Logoi interiore divino. Indubbiamente ciò che è l’Ineffabile, ciò che è il Reale proietta la propria riflessione, la propria ombra, dentro di noi stessi qui ed ora. Ovviamente questa ombra, questa riflessione logica, è l’allenatore psicologico, Lucifero, il tentatore. Ognuno di noi ha il proprio Lucifero personale.
( Mouni Sadhu ) – Tutte le manifestazioni del XV arcano sono involuzionistiche, cioè esse vengono dirette dalle correnti che discendono dai sotto-piani superiori verso quelli infriori. Il tragico Baphomet attreverso il cubo della sua realizzazione materiale, ha diviso la polarità dell’Androgine umano; la caduta di Adamo ed Eva. Ma benchè divisi, sono entrambi legati assieme attraverso la catena della comune schiavitù a Baphomet. Adamo è limitato da questa schiavitù nella sua libertà di movimento, Eva nella sua libertà di immaginazione. Per liberarsi da questa tragica schiavitù essi devono prima sottilizzare la materia del globo (cubo) che si interpone tra l’attività dell’uomo e la sua sensitività (donna); devono in pratica rendersi coscienti del carattere illusorio del mondo materiale e non curarsi degli ostacoli che si incontrano. C’è il Cubo dell’Adattamento: abilità di adattare sè stessi all’ambiente in cui stiamo operando. Il XV arcano ha la mano destra alzata, il Solve, maschile (decidere, tagliar via, dissolvere) e la mano sinistra abbassata, il Coagula, femminile (solidificare, condensare). E’ collegato alla comprensione del Bene e del Male, con il problema delle due strade. La Vita Universale nella sua Essenza circola senza fermarsi sempre identica a se stessa riversandosi da un recipiente all’altro (XIV). Se nulla venisse a turbare questo pacifico scorrimento, la vita sarebbe un idilliaco paradiso. Ma è intervenuto il Serpente per cui ogni essere ha condensato attorno a sè la vita per il proprio beneficio individuale. Questo egoismo radicale (il Diavolo, Baphomet…) è il principe del mondo materiale e sta alla base doi ogni differenziazione particolarizzante. Quando è in causa il Corpo, non è possibile fare nulla senza il Diavolo; il desiderio d’essere e l’istinto di conservazione provengono da Lui. Esso ci possiede completamente quando veniamo al mondo e ci arma per la necessità di questa lotta perpetua.
L’Arcano XV è collegato al VI e rappresenta l’ombra degli Amanti, cioè la ricerca dell’unione e dell’armonia attraverso la realizzazione degli istinti. Il Diavolo è sempre il tiranno che arraffa la ricchezza dell’intero opprimendo così la molteplicità. Può essere il tiranno della ragione oppure dei sentimenti e vive sempre un solo lato a spese degli altri. Questo lato poi ci manca alla completezza e diventa un nostro errore.
L’asse Tiphereth-Hod, con un peso maggiore su qust’ultimo.

16 – LA TORRE
L’Arcano XVI è la fragilità. Gli esseri umani vivono addormentati, è’ necessario il risveglio della Coscienza per non cadere nell’abisso della perdizione. La Fragilità è molto pericolosa.
Scopo dell’ Arcano XV era la creazione di nodi di tensione. Il complicato modo di produrre delle trasformazioni nello sviluppo dell’universo mette in moto uno strumento chiamato Fato il quale, con l’aiuto delle reazioni fisiche che riguardano e provengono da questi nodi, preserva delle forme ed allo stesso tempo ne distrugge altre (Destructio Phisica).
Primo termine del sesto Ternario è il corpo dell’Adamo terreno. Nell’interesse del lavoro di trasmutazione che aspetta a noi, dobbiamo dimenticare Dio per identificarci con la materia, costruendo la nostra Torre corporea. E’ Dio che ce l’ordina quando ci incarniamo, Egli non vuole che la nostalgia del Cielo ci distragga dal nostro compito. Innalzarsi troppo sulla nostra Torre (la terrazza superiore merlata d’oro, da dove si contempla il Cielo) può però essere pericoloso. Questo è il monito della folgore partita dal Sole e che decapita la torre. Sventura all’occultista vanitoso che crede di essere servito da entità visibili. Ogni individuo si costruisce non già secondo la propria fantasia ma secondo il piano permanente della specie.
L’Arcano XVI indica che il settore dell’apparente sicurezza nel quale ci siamo murati, comincia improvvisamente a vacillare. Con il crollo, la nostra concezione del mondo diventata troppo meschina e rsitretta crollerà con essa. Ciò che un tempo ci dava una piacevole sicurezza ora è diventato un baluardo da abbattere che ci impedisce di fare il passo verso una nuova visione del mondo.

Il sentiero che porta da Netzah a Hod.